Piccola difesa degli spazi inutili

Mai avremmo immaginato che la difesa dello spazio della Giustizia, inteso come luogo non solo fisico, potesse giungere dalle profonde riflessioni di un sensibile architetto come Francesco Collotti, docente di Composizione Architettonica e Urbana presso l’Università degli Studi di Firenze. Grazie davvero per il contributo, che pubblico con grande piacere.

Viviamo una stagione di freddo tecnologico, corpi e facce – soprattutto facce – molto esposte ed esibite, ma sostanzialmente assenti.

Ci siamo adeguati a una modalità d’emergenza. Ma tale deve essere considerata. Alcuni ne gioiscono, pronti a barattare l’analogico per il digitale. La calda vita sostituita dalla distanza.

Anzi sembra quasi che non aspettassero altro per proclamare la supremazia di ciò che sarebbe innovativo, non tanto quale mezzo, ma quale fine.

Al contrario, si tratta forse di resistere.

I modelli virtuali non sono sostitutivi dell’esperienza reale di fatti spaziali, non altrimenti riproducibili. Credo che in queste settimane sia da riprendere una riflessione circa lo spazio e il suo essere necessario.

Persino rispetto ai suoi riti. I riti mi strutturano: una corsa alla mattina alle 6:30, il gesto – ripetuto uguale ogni giorno – di prendersi cura di se stesse o se stessi, una funzione in un tempio in un giorno stabilito.

Nello spazio i corpi hanno un peso, una profondità, un’ombra.

Nello spazio persino le pelli sottili, epidermidi o pellicole che siano, contengono, nascondono, delimitano, si fanno soglia o limite, si gonfiano, si contraggono, aderiscono o dissimulano, si lasciano guardare in trasparenza mostrando un secondo piano o una sequenza, oppure celano con la propria opacità ciò che vi sta dietro.

Nello spazio esiste un dentro, un fuori, un sopra e un sotto.

Traccio un recinto, definisco uno spazio: posso includere se lascio un varco, posso escludere se erigo un muro.

Lo spazio è fatto di relazioni tra corpi.

Traguardare è misurare la distanza tra oggetti attraverso una successione di piani. Guardare senza essere visti è nei gesti della guerra, belvedere – al contrario – è prendersi cura dei luoghi con lo sguardo.

Nello spazio noi restiamo una misura di riferimento, noi intesi come uomini e donne che sappiamo prendere lo spazio, allargando le braccia a misurare un corridoio o una calle di Venezia, addestrando la mano a ubbidire all’intelletto (come diceva Michelangelo nelle Rime).

La danzatrice traccia la stella a piedi nudi sulle tavole di legno e ritrova l’equilibrio se ritorna al punto di partenza, cioè si ricentra: muovendosi ha disegnato un mandala che, come si sa, è salvifico.

Nello spazio mi ritrovo.

Il mio corpo dunque reagisce allo spazio in misura immediata.

Spazi raccolti ci proteggono (solo se ho saputo rannicchiarmi ho imparato ad abitare?), ma spazi troppo stretti o figure incombenti ci fanno paura. Al contrario spazi ampi ci distendono, ci mettono tranquilli. Spazi che ri-conosco, mi confortano; spazi ignoti mi spaventano. Le neuroscienze stanno lavorando sulla questione della rimappatura attraverso luoghi noti di situazioni ancora non conosciute.

Resta il fatto che anche luoghi apparentemente inutili, sono assolutamente necessari.

Già si è detto del corridoio dei passi perduti nei tribunali.

Uno spazio rituale per chi si occupi di architettura della giustizia.

Chi abbia lavorato sulla casa ottomana, o abbia visto con intenzione i film di Ferzan Özpetek, sa che gli spazi inutili prendono corpo in una sequenza di luoghi assolutamente necessari: ti prendo per mano e ti porto a vedere il tramonto sull’altra riva di quest’acqua color del pavone, stando seduti su una panca uno di fronte all’altro a guardare fuori dalla finestra.

Gli spazi inutili ci insegnano ad abitare.

Francesco Collotti

Gruppo “Giustizia A Parole Appunti di Linguistica Giudiziaria”:  https://www.facebook.com/groups/1352326014931521/?ref=share

2 pensieri riguardo “Piccola difesa degli spazi inutili

  1. Bellissimo intervento. Ho il piacere di annunciare che con ottime probabilità alcune associazioni, di cui al momento non faccio il nome per discrezione, predisporranno un documento da rendere pubblico su temi consimili. Quando sarà pronto, se gli amministratori del gruppo lo riterranno, potrà essere reso noto anche in questa sede.

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