La “sete di verità”.

Non mi occupo del merito, ma mi preoccupa la forma.


Un importante linguista svizzero, Adolphe Pictet, parlava di “paleontologia linguistica”. Sosteneva che, poiché le parole durano quanto le ossa, come con le ossa anche dalle parole è possibile ricostruire le abitudini, il nutrimento, le prassi e gli obiettivi degli umani.

L’espressione “Nostro dovere soddisfare la sete di verità della popolazione” conferma l’esattezza dell’opinione di Pictet.
Qui permane quell’antico lessico biblico-confessionale a lungo utilizzato per giustificare l’azione giudiziaria nei sec. XII-XIII.

Nei manuali inquisitoriali dell’epoca, infatti, si legge che l’intervento giudiziario doveva “sitim veritatis restinguere”, cioè, appunto, estinguere la sete di verità che il popolo reclamava contro gli eretici.

Anziché al pulpito o nelle piazze, oggi ci si affaccia alle finestre dei Mass-media.

Eccolo qua, dunque, il manuale “Sacro Arsenale” dell’inquisitore domenicano bolognese Eliseo Masini, opera seguitissima nelle prassi giudiziarie dell’epoca e oggi giunta alla sua 400esima edizione senza che ce ne fossimo accorti.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...